La questione demografica e le migrazioni
- Andrea La China
- 28 set 2018
- Tempo di lettura: 6 min
La demografia è la scienza che studia la crescita delle popolazioni, osserva e analizza il problema demografico.
La crescita della popolazione è determinata da vari indicatori, mentre la distribuzione degli abitanti sul territorio dipende da fattori ambientali: clima, vicinanza al mare, fertilità del suolo, presenza di risorse naturali da poter sfruttare.
Gli indicatori responsabili della crescita i una popolazione sono:
Tasso di natalità : indica il numero dei nati in un anno ogni 1000 abitanti ( si esprime in per mille ). Nel mondo è un valore variabile: in Italia è di 9,1 per mille mentre in Etiopia 31,4 per mille.
Tasso di mortalità: indica il numero dei morti in un anno ogni 1000 abitanti ( si esprime per mille ). Nel mondo è un valore variabile ad esempio in Italia è 9,7 per mille mentre in Etiopia 9,6 per mille.
Saldo naturale: è la differenza fra nati e morti in un anno. Se il numero dei nati supera quello dei morti il saldo naturale è positivo e la popolazione è in crescita come nel caso dell'Etiopia. Viceversa, se il numero dei morti supera quello dei vivi, il saldo naturale è negativo, come nel caso dell'Italia.
Speranza di vita, alla nascita o aspettativa di vita: indica il numero medio di anni che un neonato può aspettarsi di vivere nascendo in un determinato Stato. Dipende da vari fattori: economici, igenico-sanitari, alimentazione, presenza di guerre, carestie. Ad esempio In Italia o in Giappone, oggi, l’aspettativa di vita supera gli 80 anni, mentre in Africa centrale l’aspettativa di via non supera i 40 anni.
Flussi migratori: indica il numero di individui che si trasferiscono da oppure verso un altro paese. Il rapporto tra individui che emigrano e individui che immigrano è detto saldo migratorio. Se il numero di individui che emigrano, cioè abbandonano uno Stato, è superiore al numero di individui che immigrano, cioè che vi si trasferiscono, il saldo migratorio ha un valore negativo, viceversa il saldo migratorio è positivo se il numero di individui che immigrano supera il numero di individui che emigrano.
Il livello di istruzione: è un indicatore variabile nel mondo: in Europa e negli Stati Uniti l’analfabetismo è quasi assente e i laureati sono numerosi, Nei Paesi più poveri l’analfabetismo è molto diffuso.
L’indice di sviluppo umano ( ISU ) è l’indicatore statistico che consente di valutare la qualità della vita e di stilare una classifica degli Stati in base al benessere dei loro abitanti.
L’ISU è stato elaborato a partire dal 1990 dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNPD ) e si basa su tre indicatori:
Speranza di vita alla nascita.
Tasso di alfabetizzazione degli adulti e di istruzione dei giovani, cioè la percentuale di adulti in grado di leggere e scrivere e la percentuale di giovani che frequentano la scuola superiore.
PIL pro capite ( prodotto interno lordo ) cioè la ricchezza prodotta ogni anno da un Paese, suddivisa per il numero degli abitanti.
L’ISU di ciascun Paese viene calcolato ogni anno e a ogni Paese viene assegnato un punteggio tra 0 e 1.
In base ai punteggio è poi compilata una classifica, che consente di svolgere dei confronti.
In questa classifica molti Paesi europei, Norvegia, Islanda, Svezia, Francia, Svizzera, sono ai primi posti insieme a Canada e Australia. l’Italia occupa la 18° posizione.
In fondo alla classifica si trovano Paesi dell’Africa, dell’Asia, Pakistan e Afghanistan.
Oggi gli abitanti della Terra hanno superato i 7 miliardi. Nel 1960 erano 3 miliardi e in solo 50 anni la popolazione mondiale è raddoppiata.
Oggi la popolazione continua a crescere di circa 75 milioni di unità all'anno e si prevede che nel 2050 gli abitanti sulla Terra saranno circa 9 miliardi.
La distribuzione geografica della popolazione non è uniforme: l’Asia, in particolare la regione cinese e quella indiana, concentrano la parte più consistente di popolazione mondiale mentre solo in poche aree, come l Europa centro – occidentale, il nord – est e la costa occidentale degli Stati Uniti, le coste del Brasile sono densamente popolate.
Vi sono inoltre regioni come la Russia siberiana, gran parte del Canada e dell’Australia, le regioni della foresta equatoriale, che sono quasi spopolate.
Anche la crescita della popolazione non è geograficamente uniforme: nei Paesi ricchi, i paesi industrializzati, la crescita demografica è modesta, mentre nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo è molto elevata.
Della popolazione che vive nel mondo o in ogni singola regione si osserva innanzitutto il numero degli abitanti e la sua distribuzione sul territorio
Per struttura della popolazione si intendono le caratteristiche generali dei suoi componenti: l’età e la differenza numerica fra i generi: maschi e femmine.
La struttura della popolazione è rappresentata nel grafico "piramide dell’età" che descrive graficamente la distribuzione di una popolazione per età e sesso.
Nel grafico sull'asse delle ordinate ( asse y ) sono indicate le classi di età, sull'asse delle ascisse ( asse x ) le dimensioni dei rettangoli indicano il numero di individui per ciascuna classe.

A seconda la forma assunta dal grafico è possibile valutare se si tratta di una popolazione giovane: in questo caso la base del grafico è larga e la forma del grafico sembra una piramide, o di una popolazione vecchia: in questo caso la base del grafico è ristretta e il grafico assume la forma a “botte“.
Nel primo caso le classi di popolazione in età giovane sono più numerose rispetto alle classi di popolazione in età media e anziana: viceversa nel secondo caso.
Nel mondo hanno oggi una popolazione giovane soprattutto gli Stati meno sviluppati economicamente, mentre in quelli ricchi la popolazione tende ad essere più vecchia.
Inoltre su scala mondiale nascono in egual misura maschi e femmine ma le femmine vivono più a lungo per cui sono nella popolazione più numerose.
Il problema demografico dei Paesi sviluppati
L’aumento dell’aspettativa di vita e il calo delle nascite nei Paesi economicamente più evoluti, in numero di 1,2 miliardi su 7,4 miliardi che popolano la Terra, hanno creato negli ultimi decenni un problema demografico di bassa crescita della popolazione, che in alcuni casi si è trasformata in crescita zero, cioè una situazione demografica in cui i tassi di natalità e mortalità quasi equivalgono. In questo caso la popolazione giovane si riduce, quella adulta e anziana aumenta e il Paese nei decenni futuri è destinato a ridurre il numero di abitanti e ad avere una popolazione sempre più vecchia.
L’immigrazione dai Paesi poveri rallenta questo processo, in quanto gli immigrati sono persone giovani e inoltre, se formano una famiglia, tendono ad avere più figli poiché risentono delle influenze della cultura del proprio Paese d’origine.
I motivi della crescita zero sono da ricercare nel radicale cambiamento che è avvenuto nella struttura economica e sociale degli Stati europei, degli Stati Uniti, del Canada e del Giappone. Lo sviluppo economico e la vita in città hanno indotto le famiglie a ricercare un tenore di vita più elevato. Per ottenerlo la famiglia non può più essere numerosa, perché le risorse disponibili sono sufficienti a garantire un decoroso tenore di vita per uno o due figli al massimo. Ciò ha comportato un cambiamento anche nel concetto di famiglia.
Un tempo, soprattutto nelle campagne, erano diffuse le famiglie numerose e allargate che comprendevano non solo i genitori e figli ma anche i nonni e zii i quali vivevano insieme. Oggi la famiglia è diventata nucleare, cioè costituita solo da genitori e figli.
Inoltre è avvenuto un radicale cambiamento nella condizione delle donne che, a differenza di ciò che succedeva nel passato, lavorano.
I passi avanti della conoscenza scientifica nel campo della contraccezione e l’informazione hanno permesso alle coppie di pianificare la nascita dei figli.
In Italia l’indice di fecondità, cioè il numero di figli per donna in età fertile, è sceso da 4 a 1,4 di media.
Il problema demografico: il caso cinese
Riguardo le politiche demografiche un caso particolare riguarda la Cina, il Paese più popoloso del mondo che da alcuni decenni ha deciso di affrontare il problema dell’eccesso della crescita demografica in modo radicale.
Dal 1949, data in cui nasce la Cina popolare, il popolo cinese è stato in continua ascesa demografica e dagli anni 60 è in atto la pianificazione familiare, ”la politica del figlio unico”, che prevede il contenimento delle nascite tramite diversi metodi: distribuzione gratuita di contraccettivi , sterilizzazione maschile e femminile, aborto legale gratuito. La pianificazione familiare è volontaria anche se il termine non è proprio corretto: se una coppia decidesse di avere più figli perderebbe delle agevolazioni che lo Stato fornisce quali sussidi e precedenza nell'assegnazione degli alloggi, multe.
La natalità della Cina si è così drasticamente ridotta ( oggi è di poco superiore a quella italiana ) e la crescita della popolazione è molto rallentata; ma soprattutto la popolazione cinese sta invecchiando perciò nel 2014 il governo cinese ha modificato la vecchia politica permettendo alle famiglie di avere un secondo figlio.
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